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Eventi a Mezzano Superiore

Domenica 8 dicembre 2024 ore 15 in Piazza – Laboratorio per bambini e accensione dell’albero di Natale

Mercoledì 11 dicembre 2024 ore 16 in Piazza Festa di Natale dei bambini della scuola materna, riaccensione dell’albero di Natale

Domenica 22 dicembre 2024 ore16 in Chiesa concerto di Natale dell’Associazione Serassi offerto dal Comune di Sorbolo Mezzani

Domenica 5 gennaio 2025 ore 15 nel salone Circolo Anspi Tombola aspettando la Befana

Lunedì 6 gennaio 2025 ore 16 in Piazza Arriva la Befana, spegnimento dell’albero di Natale

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Autunno Musicale Sorbolo Mezzanese

Il Comune di Sorbolo Mezzani è lieto di patrocinare una rassegna musicale imperdibile, ricca di eventi per tutti i gusti e completamente gratuita!

Location: Sala Civica Comunale (Mezzano Superiore, via Bondi 32) e Palestra Comunale (Mezzano Inferiore, via Unità d’Italia)

Programma:

• 23 novembre | ore 18:00

MOZART era POP! con Marco Pierobon

Una guida all’ascolto della Sinfonia “Haffner”.

• 30 novembre | ore 18:00

Cori Cooperativa Vocale 2910 + Grammers

“La MUSICA è per tutti!”

• 7 dicembre | ore 18:00

Barocco & Swing

Con i Musici di Parma e Marco Pierobon.

• 15 dicembre | ore 18:00

Il Docente indecente con Davide Zilli

Concerto di Natale

• 23 dicembre | ore 20:30 (Palestra Comunale – Mezzano Inferiore)

MezzaBanda Violins e MezzaBanda Franco Azzoni

Diretti dal Maestro Marco Pierobon.

Non mancate! Venite a celebrare la musica con noi!

Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito.

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Curiosità

Colorno in festa per il passaggio di Giuseppe Garibaldi

La mattina del 2 aprile del 1862 Giuseppe Garibaldi mise piede a Colorno proveniente da Parma e diretto a Casalmaggiore. Non si trattenne molto, giusto il tempo di una veloce sosta per un saluto alla cittadina, e poi via, alla volta della terra “di là da Po”. Il Comune non badò a spese e fece erigere un arco trionfale all’entrata del paese, addobbi in piazza, colazione abbondante all’albergo «Della Posta» per nove persone (sei cocchieri, un palafreniere e due vetturali), e un rinfresco a base di paste e «sciampagna». Ad accogliere il Generale, alle porte di Colorno, c’erano il sindaco Giovanni Maria Levacher, il consigliere Antonio Chevé e tanti altri notabili. La popolazione lo accolse con molto entusiasmo, ed una giovane donna, esaltata dalle sue parole d’incitamento all’amor patrio, si presentò al Generale e gli chiese se poteva tagliargli una ciocca di capelli. Fu senz’altro accontentata (pare sia stata la figlia del farmacista Bocelli, che aveva combattuto con Garibaldi) e la ciocca è quella che tutt’oggi si conserva in Municipio. Non è l’unica reliquia appartenente all’importante personaggio presente nella collezione civica: si accosta alla sciabola donata al Generale dal governo francese per l’aiuto dato nella guerra prussiana, con la Campagna dei Vosgi (1870-71), pervenuta a Colorno attraverso il suo medico, il colornese Timoteo Riboli (1808- 1897).
I colornesi in seguito vorranno dimostrare la propria ammirazione per l’illustre personaggio dedicandogli la piazza principale del paese e una lapide che tuttora si vede nella stessa piazza, datata 2 giugno 1900, in ricordo della morte avvenuta a Caprera il 2 giugno 1882.

I garibaldini colornesi

Fattivo era stato il contributo da parte dei colornesi: in 35 erano partiti volontari e avevano preso attivamente parte alle campagne di guerra per liberare il Sud. I nomi si susseguono nella lista stilata dal Comune poco dopo l’unità nazionale.
Li vogliamo ricordare tutti: «Guzzoni Melchiorre, Braciforte comandante Lodovico, Battioni Leopoldo, Canali Demetrio, Monici Eugenio, Giacomo Valenti, Sporta Giuseppe, Pellegrini Cipriano, Pecchioni Francesco, Gerbella Demetrio, Bocchia Pietro, Zanardi Ernesto, Zanardi Dalmazio, Zanardi Giacomo, Zanardi Giovanni, Morenghi Giuseppe, Fano Mosè, Zoni Parisi Marianna, Garzia Angelo, Geminiani Luigi, Gatti Gaspare, Marchiani Narciso, Papini Adolfo, Piccinini Nicola, Montecchi Annibale, Mazzera Pietro, Piccoli Enrico, Sichel Rutilio, Amoretti Antonio, Avanzini Giglielmo, Geminiani Antonio, Angelini Luigi, Bonazzi Luigi, Negri Luigi, Caldarini Fabiano». Fu un contributo in forza umana, e in denaro, per la decisione di aderire all’iniziativa «dell’invitto Nostro Generale Garibaldi per l’acquisto d’un milione di fucili per la difesa dell’Italia». Il 3 novembre 1859 «volonteroso ed unanime» il Consiglio cittadino aveva deliberato il concorso del Comune «a sì eclatante proposta patriottica colla somma di lire cinquecento».

La storia di Colorno nei ritratti di Carlo Mattioli 

Nella sala del Consiglio Comunale sono esposti sedici ritratti, del famoso pittore Carlo Mattioli, (nato a Modena nel 1911 e vissuto a Parma dove morì nel 1994) di personaggi famosi che, come risulta dall’archivio comunale, gli furono commissionati nel 1963, per conto del comune di Colorno, da Augusta Ghidiglia Quintavalle, allora sovrintendente alla Galleria di Parma, personaggi “che avessero sia per nascita che per legami politici o di cultura attinenza con la storia di Colorno”, sovrani, uomini d’armi e di chiesa, artisti e letterati.

L’investimento da parte del comune era dovuto all’ottemperanza alla legge 717 del 1949, detta legge  “percento per l’arte“, che, ispirata all’art. 9 della Costituzione (promozione della cultura), obbliga gli enti pubblici, al momento della costruzione di un nuovo edificio, a destinare al loro abbellimento  una quota non inferiore al 2% del valore dell’immobile, anche con l’acquisto di opere d’arte di pittura o scultura.

Nel 1964 fu infatti definitivamente demolita la storica “Longara” e fu dato inizio alla costruzione della nuova sede del Municipio, dove ancora oggi si possono ammirare gli austeri e solenni mezzo-busti di personaggi come Maria Luigia, Azzo da Correggio, Zaccaria Olivieri o il Vescovo Martino da Colorno.

Antonio Ligabue e “Il leopardo”

Tra i “tesori” artistici presenti in Municipio a Colorno, spicca il dipinto di Antonio Ligabue “Leopardo morso da una tarantola”. L’artista lo dipinse nel 1955 e con esso partecipò, l’anno seguente, al concorso di pittura “Città di Colorno”. Il 28 ottobre 1956 fu proclamato vincitore e ricevette un premio di ventimila lire. Il quadro, come da regolamento, venne acquisito dal comune e fa bella mostra di sé nell’ufficio del sindaco.

Nel 1999, nel centenario della sua nascita, per la serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano” fu emesso un francobollo commemorativo con l’immagine del Leopardo morso dalla tarantola. 

Per la biografia e le opere www.fondazionearchivioligabue.it

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Itinerari naturalistici

Birdwatching

La Riserva Naturale Torrile e Trecasali è il paradiso del birdwatching.

A sud di Colorno, in località Bezze di Torrile, la Riserva si estende per 110 ettari, meta unica per gli appassionati del birdwatching. Nell’ambiente dell’ecosistema palustre sono state osservate più di 300 specie di uccelli: gli ardeidi italiani che nidificano nella garzaia di importanza internazionale, le anatre, le sgarze ciuffetto, i germani reali.

Particolarmente interessante è l’attività durante i periodi primaverile e autunnale, durante i quali arrivano alla Riserva specie rare come la cicogna nera, il falco pescatore, l’aquila anatraia e, segnalazioni eccezionali, di aquila di mare e del falco pellegrino.

Per informazioni: http://www.lipu.it/oasi-torrile

In bicicletta da Colorno a Parma

Un tratto di territorio verde e pianeggiante, delimitato dalle acque del torrente Naviglio e del torrente Parma, tra fossi e canali, testimonianze artistiche di un glorioso passato che fu quello del Ducato di Parma e Piacenza.

Il punto di partenza è Colorno, la piccola località a sud del Po con l’imponente Reggia di Colorno, residenza estiva dei Duchi di Parma, per immergersi nel verde del suo Giardino Storico, un’area di 11mila metri quadri ricca di specie botaniche anche secolari, risalenti al periodo di Maria Luigia d’Austria. Da Colorno, direzione Parma, si segue il corso del torrente Naviglio e si entra nella campagna parmense; all’altezza della località di Gainago l’antica Pieve, la corte Balduino Serra e, proseguendo lungo il Naviglio Alto, in località Paradigna la maestosa Abbazia Cistercense, ora sede dello CSAC Centro Studi Archivio Comunicazione dell’Università di Parma.

 “Il paesaggio è questo: e, in un paese, come questo, basta fermarsi sulla strada a guardare una casa colonica affogata in mezzo al granoturco e alla canapa, e subito nasce una storia.”

(da: G. Guareschi, Mondo Piccolo. Don Camillo e il suo gregge; Rizzoli, Milano 1953).

Possibilità di noleggio biciclette presso l’Ufficio IAT di Colorno

Distanza: 13 km circa

Caratteristiche: strada asfaltata, poco trafficata

Da Mezzani a Polesine Parmense lungo la Food Valley Bike

Un percorso ciclabile sull’argine delle acque che bagnano il territorio della Bassa, il torrente Parma e il fiume Po, che collegano i comuni del lungo Po da Sorbolo Mezzani a Polesine Parmense.

Tra i meandri dei fiumi, il verde delle campagne ed i pioppeti, dall’area verde della Riserva Naturale Orientata Parma Morta a Mezzani, passando per i Boschi di Maria Luigia a Torricella, fino ai Boschi di Polesine Parmense, habitat naturali straordinari e ricchi di biodiversità, per immergersi nella natura e vivere le grandi risorse naturalistiche, paesaggistiche e culturali del territorio.

Un itinerario che consente di ammirare testimonianze storico – artistiche: il neoclassico Oratorio di Copermio, la maestosa Reggia di Colorno, l’Aranciaia, la Torre delle acque, la Corte di Sanguigna, la Torre dei Terzi a Sissa, fino al Castello dei Pallavicino di Polesine Parmense, terra di arte, storia e gastronomia.

Partenza: Mezzani

Arrivo: Polesine Parmense

Distanza: km 38,50

Caratteristiche: pista interamente ciclabile nel primo tratto (Mezzano), asfaltata, tratti di strade secondarie poco trafficate, tratti parzialmente sterrati.

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Culatello di Zibello

La Bassa Parmense adagiata lungo il grande fiume Po è spesso avvolta dalla nebbia, quella nebbia che è fattore determinante, regime climatico insostituibile per la maturazione e la stagionatura del Culatello, la cui arte, tramandata da generazioni, racchiude in sé la storia di una terra e le tradizioni della sua gente.

Il Culatello di Zibello si ottiene dalla lavorazione della carne di suino adulto. Il disciplinare di produzione prevede che gli animali siano cresciuti in Emilia-Romagna e Lombardia, che al momento della macellazione abbiano almeno nove mesi d’età e che pesino attorno ai 160 chili. Si ottiene da una porzione molto pregiata dell’animale, vale a dire la parte muscolare della coscia. Se nella produzione del Prosciutto di Parma la coscia viene utilizzata per intero, con la sola rifilatura delle parti grasse e della cotenna, in quella del Culatello si asportano cotenna, grasso, ossa e fiocchetto, che tuttavia, per non contravvenire al famoso detto “del maiale non si butta via niente”, vengono utilizzati in altro modo.

Questa selettività permette di ottenere un prodotto finale che presenta una caratteristica forma “a pera”, dal peso oscillante fra i 3 e i 5 chili. Il salume ha un colore uniforme rossastro, con parti di grasso bianco; all’assaggio, il Culatello di Zibello ha gusto dolce, molto delicato e un profumo intenso Il suo aroma inconfondibile è dato dalla stagionatura e dalle particolari muffe naturali che solo sulle rive del Po riescono a formarsi e dall’impiego del vino bianco secco nella fase di stagionatura. L’area di produzione è circoscritta a otto comuni  Zibello, Busseto, Polesine Parmense, Soragna, Roccabianca, San Secondo, Sissa e Colorno.

Per informazioni:

Consorzio di tutela del Culatello di Zibello
Piazza Garibaldi 34 – 43010 Zibello (PR)
Tel.+39 052499131
info@consorziodituteladelculatellodizibello.comwww.consorziodelculatellodizibello.it

 

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Parmigiano Reggiano

Il Parmigiano-Reggiano, re dei formaggi, è un prodotto unico al mondo che dona al palato un’esperienza emozionante e inimitabile. Testimonianze storiche dimostrano come già nel 1200 il Parmigiano-Reggiano aveva raggiunto quella tipizzazione perfetta che si è conservata immutata fino ai nostri giorni. Il legame tra il famoso formaggio e la sua zona di origine è imprescindibile. Si fa oggi come nove secoli fa: stessi ingredienti (latte, sale, caglio), stessa cura e passione, stessa zona d’origine. E’ un formaggio famoso in tutto il mondo, che si può gustare sia a scaglie sia grattugiato.

Si presenta granuloso, friabile e gustoso: eccellenza culinaria per bontà, digeribilità e ricchezza nutrizionale. Con la stagionatura e il passare dei mesi il Parmigiano Reggiano si accultura fino ad entrare nelle case della gente da Re, ma da Re saggio, arricchendo con il suo sapore piatti vari e semplici degustazioni. In circa 18 mesi raggiunge un gusto aromatico e delicato che ricorda i sentori di latte e frutta fresca: particolarmente indicato come aperitivo abbinato a vini bianchi frizzanti. Quello di 24  mesi è solubile al palato, friabile e granuloso, con il giusto equilibrio  tra dolce e saporito: perfetto con vini di medio corpo per dare gusto a tutti i piatti della cucina tradizionale italiana. Oltre i 30 mesi si presenta ancora più friabile e granuloso, ha un sapore deciso, con note speziate e di frutta secca: è un ingrediente ideale per paste ripiene al forno o per essere gustato a fine pranzo in abbinamento con miele o aceto balsamico.  
Per informazioni:
Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano
Sezione di Parma
Strada dei Mercati, 9/E – 43126 Parma
Tel.+39 0521292700
sezionepr@parmigianoreggiano.itwww.parmigianoreggiano.it

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Tortél Dóls

Tortel Dols di Colorno: una ricetta regionale emiliana di primo piatto

Il Tortél Dóls (tortello dolce in dialetto parmigiano) è un piatto tipico della tradizione culinaria della bassa parmense ed in particolare del comprensorio di comuni situato tra Colorno, Mezzani, Sissa, Torrile e Trecasali.

La tradizione vuole che la nascita del Tortél Dóls risalga all’incirca all’epoca della Duchessa Maria Luigia d’Austria. Si narra infatti che, in occasione di particolari ricorrenze, la Duchessa fosse solita offrire ai barcaioli di Sacca di Colorno (sabien) un primo piatto di tortelli dal ripieno agrodolce. Per questa sua particolarità fu chiamato così: Tortél Dóls.

Questo piatto è stato tramandato di famiglia in famiglia e oggi l’usanza vuole che venga preparato nel periodo invernale, specialmente in occasione della Vigilia di Natale, l’ultimo giorno dell’anno e la vigilia della festa di Sant’Antonio, in dialetto “cavdon”  il 16 gennaio.

Ogni anno la seconda domenica del mese di Ottobre, la Confraternita organizza a Colorno il “Gran Galà del Tortél Dóls”, la manifestazione gastronomica culturale dedicata al primo piatto tipico, durante la quale si può degustare e conoscere il tortello dal cuore dolce.

Scarica la ricetta approvata dalla Confraternita del Tortél Dóls  http://www.torteldols.it/confraternita.html

Ingredienti

per 100 tortelli (10 persone) mostarda (rigorosamente fatta in casa)

1,50 kg di pere nobili 
1,50 kg di zucca da mostarda (cocomero bianco) 
1 kg di mele cotogne 
2 limoni tagliati a fette 
3 hg di zucchero per ogni kg di frutta pulita

Pulire e tagliare a fette la frutta. Lasciare una notte a macerare con lo zucchero. Il giorno dopo colare il sugo che si è formato e farlo bollire per alcuni minuti a pentola scoperta per poi versarlo su tutta la frutta. Procedere ripetendo questa operazione per 3 giorni. Il quarto giorno fare bollire il tutto a pentola scoperta per 2 ore. Fare raffreddare ed aggiungere 1g di senape (si acquista in farmacia) per ogni kg di frutta. Invasare. La mostarda sarà pronta dopo 2 mesi circa.

Ripieno

6 hg di mostarda 
1,5 kg di pane grattugiato 
1 l di vino cotto (ricavato facendo bollire lentamente per 24 ore il mosto d’uva affinché di 3 parti ne rimanga una e al bisogno), se il ripieno si preferisce meno dolce, 2 cucchiai di marmellata di susine.

Far scaldare bene il vino cotto (non bollire), scottare il pane. Quando si è raffreddato aggiungere la mostarda tritata finemente (anche le fette di limone). Amalgamare il tutto lavorando a mano. Deve risultare un composto non troppo asciutto ma piuttosto morbido, per cui, se sarà necessario, aggiungere altra mostarda. Lasciare riposare per un paio di giorni.

Il 5 marzo 2008, nasce la Confraternita del Tortél Dóls, con lo scopo di mantenere viva la tradizione culturale-gastronomica delle zone tipiche alle pendici degli argini del Po, in cui nasce e continua nelle rezdore la tradizione della preparazione dei Tortéj Dóls; una ricetta antica, da tramandare di casa in casa, fino a raggiungere le nuove e future generazioni. L’impegno nel trasmettere alle nuove generazioni il sapore e l’arte della preparazione di questa tradizionale ricetta si affianca alla volontà di favorire iniziative in campo agricolo per la coltivazione locale degli ingredienti che stanno alla base del Tortél Dóls: cocomeri da mostarda, mele cotogne e pere nobili.

Per informazioni

Via Martin Luther King, 1 – 43052 Colorno (PR)

Telefono 0521.313118 – 329.6021105; email: info@torteldols.com – http://torteldols.com

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Piatti della tradizione

Fra i primi piatti primeggiano gli Anolini

«Una signora di Parma, che non ho il bene di conoscere, andata sposa a Milano, mi scrive: “Mi prendo la libertà d’inviarle la ricetta di una minestra che a Parma, mia amata città natale, è di rito nelle solennità famigliari; e non c’è casa, io credo, ove nei giorni di Natale e Pasqua non si facciano i tradizionali anolini”. 
(da “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi)

Anche alla corte di Maria Luigia Duchessa di Parma e Piacenza (1791-1847) si mangiavanogli  anolini e si collega ad essa la frase “Solo al re Anolino la Duchessa porge il suo inchino”.

Il termine “anolino”,  esclusivo della provincia di Parma, si riferisce a una pasta ripiena, che nel resto dell’Emilia Romagna chiamano  tortellini o cappelletti. Primo piatto della festa per eccellenza, gli anolini hanno la forma di un dischetto formato da due strati sovrapposti di pasta sfoglia, tirata a mano col matterello, e tagliati con l’apposito stampino, al cui interno c’è il ripieno. Vanno cotti e serviti nel brodo di carne di manzo e cappone. E’ il ripieno che fa l’anolino: quello tradizionale è composto da sugo ristretto di stracotto, formaggio stravecchio grattugiato, pane raffermo grattato, uova e sapore di noce moscata. 

scarica la ricetta

I Tortelli di erbetta 

I tortelli d’erbetta sono forse il piatto più conosciuto della cucina parmigiana, la loro origine si perde nei secoli passati. La prima testimonianza nota è quella in un banchetto preparato da Benedetto Antelami nel 1196 in onore dei suoi operai per festeggiare la fine della costruzione del Battistero di Parma, se ne parla  anche nella Cronica di Salimbene de Adam (XIII secolo). Le “erbette” non sono altro che foglie di bieta, o bietola: una pianta erbacea annuale dalle larghe foglie lucide d’un verde scuro e brillante che cresceva spontanea nelle nostre campagne. I tortelli d’erbetta, dunque, sono rettangoli piuttosto grandi di pasta fresca all’uovo con un ripieno ricco, cremoso e delicato composto da bietole fresche, cotte in acqua, strizzate e tagliate finemente, ricotta fresca e Parmigiano-Reggiano grattugiato. La tradizione parmigiana vuole che i tortelli d’erbetta siano “longh col so covvi, tgniss sensa vansaj, foghè in t al buter e sughè col formaj” ossia lunghi con la loro coda, compatti senza sfaldarsi, affogati nel burro e asciugati col formaggio. La preparazione dei tortelli d’erbetta è legata anche a un’antica tradizione parmigiana e parmense che vuole che la notte di San Giovanni, il 23 giugno, si organizzino delle tortellate, solitamente all’aperto, per raccogliere la rugiada che si dice miracolosa.

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La Bomba di riso

Piatto tipico delle nostre campagne, la Bomba di Riso viene ancora oggi preparata come  portata unica nelle tavole contadine. L’origine di questo piatto  è contesa tra i cugini Reggiani e l’altra metà del Ducato, vale a dire i Piacentini. Si tratta di un involucro di riso che racchiude un intingolo di carne di piccione, arricchito in qualche variante da funghi, salsiccia, animelle o tartufi.  Il nome del piatto “bomba” è dovuto alla ricchezza di ingredienti e alla  forza dei sapori. 

Secondi Piatti 

Fra i secondi piattila prima citazione spetta allo stracotto, che è anche il padre degli anolini. Lo stracotto è un pezzo di coscia di manzo che va lasciato cuocere a lungo con  carote, sedano e cipolla.

Il bollito misto, latrippa alla parmigianala “vecchia”, piatto di antica tradizione, costituito da carne di manzo lessa tagliata a fettine, verdure -cipolle, peperoni, patate e pomodori freschi- pure tagliate a fette e un battuto di lardo, cipolla, aglio, prezzemolo e sedano. Molto diffuso anche il pesto di cavallocostituito da carne di cavallo macinata, consumata cruda, condita con olio, sale, pepe, e, a piacere, aglio, limone o scaglie di Parmigiano Reggiano.

Torta fritta

La torta fritta è versione parmense di quelle paste fritte che si trovano un po’ in tutta l’Emilia -gnocco fritto, crescentine, chisulin- si sposa perfettamente con i salumi, i formaggi e i vini del territorio. Torta fritta: losanghe di pasta a base di acqua e farina che vengono fritte preferibilmente nello strutto. Street-food per eccellenza, si trova immancabilmente nelle feste di paese o di quartiere. L’impasto, acqua e farina, è di per sé molto povero; a conferire alla torta fritta la sua golosità è proprio la frittura, possibilmente nello strutto. Ottima come antipasto, può anche costituire un piatto unico ed è molto amata come aperitivo, accompagnato da un calice fresco di Lambrusco di Parma e ai salumi di Parma. 

scarica la ricetta 

Ingredienti per 4/6 persone:
250 g di farina bianca
15 g di lievito di birra ( opzionale)
30 g di strutto o olio
1 cucchiaio colmo di sale
1/8 di l d’acqua tiepida (12 cucchiai)
abbondante olio o strutto per friggere

Preparazionesetacciate la farina e disponetela a fontana sulla spianatoia, nell’ incavo al centro mettete il sale, lo strutto e il lievito sciolto nell’acqua. Lavorate bene il tutto a lungo. Se avete messo il lievito, lasciate riposare l’impasto coperto con un canovaccio in luogo tiepido, per un’oretta. Stendete la pasta, col mattarello o con la macchinetta, in una sfoglia alta tre millimetri circa. Tagliatela a rombi e friggeteli nello strutto bollente, pochi per volta. Sgocciolate mano a mano i pezzi gonfi e dorati e serviteli caldissimi con una spolverata di sale fino, accompagnati da salume e formaggi morbidi.

Dolci 

Fra i dolci sono da segnalare le chiacchiere di suora, dolce tipico di Carnevale, le scarpette di Sant’Ilario, biscotti di pasta frolla a forma di scarpe, in ricordo del passaggio di Sant’Ilario a Parma, dove il vescovo si fece rifare le scarpe da un ciabattino. Questo dolce viene preparato in occasione della ricorrenza del santo, patrono della città, il 13 gennaio.

La torta Maria Luigia, fatta con pan di Spagna arricchito di polvere di mandorla e cioccolato, farcitura di cioccolato e crema di fragoline di bosco infine ricoperta con cioccolato fondente.

I tortelli dolci e la spongata, una base di pasta farcita con marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle, e ricoperta da un secondo strato di sfoglia.